Carta della migrazione

Carta della migrazione

Libertà di stabilire il proprio domicilio per tutti: benvenuti in una società solidale!

Principi fondamentali di una nuova politica migratoria da un punto di vista biblico e teologico

Ogni giorno, per ragioni diverse, migliaia di donne, uomini e bambini lasciano il luogo in cui vivono. Molti di loro sono costretti a seguire strade pericolose, lungo le quali mettono a repentaglio la loro vita, come la traversata del Mediterraneo. Il fatto di stabilirsi in un nuovo luogo rappresenta una sfida per loro stessi, le loro famiglie, i loro amici, le società che hanno lasciato e quelle che li accolgono. Le chiese sono una componente di queste società, nei Paesi di accoglienza come in quelli d’origine dei profughi.

Sempre più spesso, anche in Svizzera, il dibattito pubblico sui profughi e sulla migrazione è condotto senza tenere conto di alcun riferimento etico. L’inasprimento delle legislazioni sulla migrazione e l’asilo degli ultimi anni infrangono elementari principi di diritto. È ora che le chiese svizzere, le quali sono già attive nel campo della migrazione, si uniscano e facciano sentire la loro voce prendendo posizione in modo chiaro rispetto alla politica migratoria. Le chiese sono costrette a levare la loro protesta e a presentare delle proposte. Esse lo fanno sulla base del fondamento biblico al quale fanno riferimento. Certo, le chiese da sole non dispongono di soluzioni pronte all’uso, ma in collaborazione con altri possono dare inizio al cambiamento.

In questa carta il gruppo indipendente KircheNordSüdUntenLinks (ChiesaNordSudSottoAsinistra) formula i principi e indica i diritti fondamentali che esso propone quale base per una politica migratoria sostenuta dalle chiese. Questa nuova politica migratoria ha lo scopo di permettere a chiunque di affrontare la migrazione con dignità e di essere accolto nel Paese di destinazione.
KircheNordSüdUntenLinks è una rete ecumenica svizzera che riunisce uomini e donne, impegnati in vari movimenti sociali e nelle chiese, convinti che la tradizione biblica possa essere letta, ancora oggi, come una narrazione che mira alla trasformazione dell’ordine sociale. Ecco perché, in una Svizzera multiculturale, essi ritengono importante la collaborazione con gruppi e organizzazioni, di orientamento religioso e non religioso, i quali perseguono obiettivi simili ai loro.

KircheNordSüdUntenLinks invita le chiese, i fedeli, gruppi e movimenti ecclesiastici, organismi parrocchiali e le autorità a sostenere la Carta della migrazione. Indicando proposte politiche tese a rafforzare i diritti fondamentali, la Carta si rivolge a tutta l’opinione pubblica.

Tre principi per una nuova politica migratoria
1 Tutti gli esseri umani sono uguali

Gli Stati e le organizzazioni che raggruppano Stati classificano le persone secondo determinate categorie. Quando si tratta di migrazione, le categorie assumono una rilevanza decisiva. L’utilità economica, la vicinanza culturale, l’origine, la classe sociale, il genere, la religione o molto semplicemente il razzismo sono i criteri che determinano l’inclusione o l’esclusione. Da un punto di vista biblico e teologico queste categorie non sono accettabili. Al contrario, il diritto migratorio e le regole della convivenza con i migranti devono essere fondati sul principio dell’uguaglianza di tutti gli esseri umani. È un principio che deriva dalla critica biblica delle strutture di potere e dalla dignità riconosciuta a ogni essere umano.
Tuttavia anche le chiese devono fare autocritica e riconoscere di non avere sempre sufficientemente rispettato questo principio e di aver partecipato all’esclusione e alla discriminazione di esseri umani.

2 L’importanza della giustizia

L’impegno concreto a favore di uguali diritti per tutti richiede la creazione di strutture e istituzioni di solidarietà. A questo scopo occorre perseguire, soprattutto in materia economica, una politica che tenga conto del criterio della giustizia. La migrazione è in gran parte causata da una politica economica e commerciale capitalista, alle esportazioni di armi e allo stile di vita non sostenibile che distrugge le risorse vitali invece di salvaguardarle. Il dibattito sul senso e il contenuto della giustizia deve essere condotto, quando si parla di migrazione, esprimendo in modo forte e chiaro le proprie convinzioni. Occorre in particolare respingere la tesi neoliberale secondo la quale la giustizia, in quanto tale, non esisterebbe. Nella tradizione biblica, il tema della giustizia è costantemente presente e questo perché essa rende possibile la vita e garantisce l’esistenza.

3 La centralità della solidarietà

Una politica basata sull’uguaglianza e sulla giustizia si concretizza in una legislazione solidale che essa contribuisce a promuovere e sviluppare. Un diritto solidale protegge i deboli e mette un freno ai forti. Il diritto vigente ha una tendenza inversa, perché protegge coloro che hanno tutto da coloro che non hanno niente. Esso tende a garantire la proprietà a scapito della vita.
La solidarietà è la trasposizione del concetto biblico di “amore” e comporta la responsabilità per la cosa comune, la difesa dei diritti e degli interessi degli altri, in modo particolare di chi è più debole.

Chiunque si impegni, nell’ambito della politica migratoria, in favore di questi tre principi, si oppone a qualsiasi forma di strumentalizzazione della paura. In politica le paure sono usate contro i cosiddetti stranieri, i quali vengono presentati come se fossero degli oppressori. A questo approccio bisogna contrapporre un atteggiamento che prenda sul serio le paure “combattendo ogni ingiustizia e lottando contro la miseria materiale e morale, le sue cause e le sue manifestazioni” (Costituzione della Chiesa evangelica riformata del Canton Berna). Ecco come le chiese devono intendere la missione affidata loro dal messaggio biblico.

Chiunque difenda, nell’ambito della politica migratoria, questi tre principi, riconosce la varietà delle identità degli esseri umani. Ciò che è percepito come l’identità – o le identità – di una persona, di un gruppo o di un popolo, è in continuo mutamento. Perciò non è il caso di attribuire in maniera definitiva un’identità a una persona, riducendola alla sua nazionalità, allo status sociale, al genere o all’orientamento sessuale. È ugualmente sbagliato ridurre le persone alla loro identità religiosa o nutrire sospetti nei loro confronti come accade attualmente con i musulmani. Da un punto di vista biblico, la patria è il luogo dove regna la giustizia. L’identità è una nozione collettiva che si definisce sulla scorta delle relazioni instaurate con gli altri.

Tre diritti fondamentali di una nuova politica migratoria

I diritti dell’uomo sono caratterizzati dai principi di uguaglianza, giustizia e solidarietà. Le convenzioni delle Nazioni Unite sui diritti umani che fanno parte del diritto internazionale (riconosciuto dalla Svizzera all’articolo 5 della Costituzione federale), servono a proteggere alcuni aspetti fondamentali della persona e della sua dignità. Tali convenzioni riguardano ogni essere umano e tutelano ciascun individuo in particolare dall’arbitrio dello Stato.
La Convenzione europea dei diritti umani e la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) costituiscono, dal punto di vista del diritto e delle civiltà, una conquista straordinaria. Le chiese hanno il dovere di difendere queste istituzioni, in modo inequivocabile e con tutte le loro forze.
Nel quadro di una nuova politica migratoria, il diritto a stabilire liberamente il proprio domicilio, il diritto all’asilo e il diritto ai mezzi per garantire la propria sussistenza sono irrinunciabili. Tali diritti fondamentali, di cui si parla nella presente Carta, non possono tuttavia essere considerati isolatamente. Essi sono accompagnati dal diritto alla partecipazione, al lavoro, all’assistenza sanitaria e alle prestazioni sociali, dal diritto a un alloggio decoroso e all’istruzione, dal diritto a costituire una famiglia e alla protezione della famiglia e della coppia e dal diritto alla protezione contro ogni forma di discriminazione.

1 Il diritto a stabilire il proprio domicilio

La libertà di stabilire il proprio domicilio costituisce il punto centrale di una politica migratoria fondata sui principi di uguaglianza, giustizia e solidarietà. Il diritto di stabilirsi liberamente ovunque nel mondo è la condizione indispensabile affinché anche i più deboli e i più minacciati possano migrare con dignità. La criminalizzazione e il disprezzo della migrazione devono cessare. Nella tradizione giudaico-cristiana si trova persino un’ingiunzione ad emigrare, quando l’esodo significa sottrarsi a situazioni di oppressione.
La libertà di stabilire il proprio domicilio comporta un obbligo preciso da parte delle migranti e dei migranti: essi devono riconoscere e rispettare la pluralità delle identità delle persone e delle comunità presso le quali si stabiliscono e nelle quali si inseriscono. Il diritto dei migranti a stabilire liberamente il proprio domicilio deve perciò essere integrato da disposizioni efficaci volte a proteggere determinate fasce della popolazione residente (ad esempio le persone vulnerabili) per quanto concerne l’accesso al mercato del lavoro, i salari, le condizioni di lavoro e la difesa della proprietà fondiaria.

2 Il diritto all’asilo

Un buon diritto all’asilo che garantisca la protezione delle persone in difficoltà, minacciate e vulnerabili, è indispensabile anche nel quadro di un riconoscimento della libertà di stabilire il proprio domicilio. Nel contempo, è necessaria anche un’umanizzazione, a tutti i livelli, della pratica dell’asilo. Anche il diritto all’asilo deve rispettare i principi di uguaglianza, giustizia e solidarietà.
Da un punto di vista biblico e teologico il diritto all’asilo deriva dalla preferenza accordata da Dio alle escluse e agli esclusi. Il diritto all’asilo è espressione del principio secondo cui “la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri” (Preambolo della Costituzione federale elvetica).

3 Il diritto a garantire la propria sussistenza

La risposta alla globalizzazione del fenomeno migratorio consiste nella globalizzazione della giustizia. È necessario sviluppare e attuare una politica globale, in particolare una politica economica e una cooperazione internazionale che eliminino gradualmente le cause che costringono individui e popolazioni intere a lasciare il loro Paese.
Ogni persona ha il diritto fondamentale di vivere dignitosamente e in sicurezza là dove si trova. Per realizzare ciò bisogna rafforzare i movimenti e le organizzazioni civili e sociali che si impegnano in favore dei diritti umani, della pace e dell’integrità del creato.
Da un punto di vista biblico, giustizia significa in primo luogo garantire a ciascuno la possibilità di vivere.

Una cultura dell’accoglienza

I principi e i diritti fondamentali sono importanti. Essi manifestano tuttavia pienamente la loro efficacia soltanto se sono vissuti con piena convinzione. Una cultura dell’accoglienza degli immigrati costituisce la base di una nuova politica migratoria. I migranti e le migranti sono accolti in Svizzera, terra di immigrazione fiera della sua tradizione plurilingue e della sua storia inclusiva e democratica. Le chiese, le loro organizzazioni di aiuto, le parrocchie, i gruppi e gli individui impegnati hanno una lunga tradizione e una lunga esperienza di ospitalità. Bisogna rendere fecondi questi elementi, allo scopo di sviluppare una cultura dell’accoglienza su vasta scala, visibile e viva. Essa permetterà agli immigrati, così come a coloro che vivono qui da tempo, di impegnarsi, insieme e su un piano di parità, a modellare il presente e a costruire il futuro.

Berna, Pentecoste 2015
(Traduzione italiana: Giacomo Mattia Schmitt e Paolo Tognina)